Cos’è la terapia a ultrasuoni
Partendo dalle basi, la prima domanda è: cosa sono gli ultrasuoni?
Gli ultrasuoni, in breve, sono onde acustiche con una frequenza superiore ai 20 kHz (20.000 Hertz), quindi non udibili dall’orecchio umano. L’uso degli ultrasuoni sul corpo è possibile perché l’ultrasuono penetra nel sistema biologico (a una profondità inversamente proporzionale rispetto alla frequenza
delle onde) e rilascia l’onda. L’ultrasuonoterapia è una forma di trattamento comune della fisioterapia che utilizza le onde sonore con frequenza superiore alla nostra soglia di udito. È considerata una terapia termica meccanica che, attraverso la penetrazione delle onde sonore, è capace di ottenere particolari benefici. L’efficacia della terapia a ultrasuoni si basa su un’azione di massaggio cellulare ed intercellulare ad alta frequenza. I tessuti irradiati con ultrasuoni entrano a loro
volta in vibrazione, con conseguente dispendio energetico e produzione di calore: da questo effetto deriva quello curativo. L’irradiazione ultrasonora produce insomma un effetto pulsante meccanico e un effetto termico che, sommandosi, facilitano ed esaltano gli scambi cellulari ed intracellulari. Concentrandosi sui risultati, possiamo semplicemente dire che la terapia a ultrasuoni ha un’azione terapeutica analgesica, antiflogistica, fibrolitica, decontratturante muscolare e di stimolo metabolico circolatorio. Come accennato, questo trattamento è molto usato in fisioterapia e quello a contatto diretto rappresenta il metodo d’applicazione più diffuso.
Come funziona? Sulla zona da trattare e sulla testina dell’apparecchio elettromedicale viene applicato un
gel conduttivo che permette una migliore trasmissione delle vibrazioni sonore, mentre la testina viene spostata con un movimento rotatorio molto lento, sempre a contatto con la cute. La durata di una seduta di trattamento varia dal tipo di macchinario ma si può attestare tra i 5 e i 15 minuti.
Per il suo effetto analgesico, la terapia a ultrasuoni ad esempio è usata frequentemente per ridurre il dolore al ginocchio o alla caviglia o in seguito
a lesioni muscolari.
A cosa serve la terapia a ultrasuoni
Abbiamo spiegato velocemente cos’è e per cosa viene usata l’ultrasuonoterapia, ma, per familiarizzarci un po’, proviamo a elencarne brevemente benefici
e campi d’applicazione.
I più comuni disturbi trattabili con la terapia a ultrasuoni sono:
- Lombo-sciatalgia;
- Sciatalgie;
- Nevrite;
- Tendinite e tendinopatie di vario genere, come l’epicondilite, la tendinopatia rotulea e quella dell’achilleo;
- Conflitto sub-acromiale della spalla;
- Lesioni muscolari;
- Contratture.
I benefici del trattamento con l’ultrasuonoterapia sono generalmente:
- Effetto analgesico;
- Effetto anti-infiammatorio;
- Effetto decontratturante per i muscoli;
- Stimolo del metabolismo.
Dagli effetti e dai tipi di disturbi trattati, si può capire facilmente perché la terapia a ultrasuoni sia molto diffusa tra gli sportivi, ma possa risultare
utile per tutti.
Effetti collaterali e controindicazioni della terapia a ultrasuoni
Come tutti i trattamenti, ci sono dei casi in cui non è consigliabile ricorrere all’ultrasuonoterapia.
Gli ultrasuoni non devono essere utilizzati sulla zona cardiaca, sulla regione cefalica e sui tessuti specializzati (come testicoli e ovaie), che possono
venire danneggiati. Particolari cautele devono essere adottate anche quando si effettuano applicazioni sul rachide (la colonna vertebrale) di pazienti
con esiti di laminectomia, per possibili danni al midollo spinale. Come puoi essere sicuro di non subire effetti collaterali? Come sempre, facendoti seguire
e consigliare da un professionista durante tutto il trattamento. Anche se i moderni apparecchi elettromedicali per l’ultrasuonoterapia sono portatili,
non si può e non si deve prescindere dal controllo di uno specialista che si occupi personalmente delle applicazioni.
In linea generale, gli ultrasuoni non devono essere mai applicati in caso di:
- Osteoporosi ad alto turnover;
- Presenza di protesi articolari;
- Presenza di frammenti metallici;
- Vene varicose;
- Flebiti e tromboflebiti;
- Presenza di pacemaker;
- Arteriopatie obliteranti;
- Emorragie;
- Gravidanza.